Di seguito troverete una breve, ma completa guida sulla manutenzione delle vostre azalee Satsuki. Verranno descritte tutte le tecniche colturali per la perfetta fioritura di queste meravigliose piante.

1 – Origini

Il genere Rhododendron viene suddiviso botanicamente come segue:

– Divisione: Magnoliophyta (Spermatophyta)

– Classe: Magnoliopsida (Dicotyledonae)

– Sottoclasse: Dilleniidae

– Ordine: Ericales

– Famiglia: Ericaceae

– Genere: Rhododendron

I Rhododendron e le Azalee , appartengono alla famiglia delle Ericacee, e comprendono più di 800 specie. Si tratta di piante antichissime, tracce fossili le fanno risalire alla fine del Cretaceo (70 milioni di anni fa). Sono diffuse in tutti i continenti ad esclusione dell’Oceania. Sono originarie del Giappone, dell’India, dell’America del Nord, ma anche dell’Europa e dell’Africa.

Il XVII secolo è stato il periodo d’oro della creazione di nuove varietà e incroci. Tutto è nato, ovviamente, in Giappone. E’ del 1681 il primo libro che ha trattato in modo completo di botanica, intitolato Kadam Komoku, indicando 317 varietà e 15 specie di azalea alcune della quali oggi classificate come Satsuki. Ma è qualche anno più tardi, nel 1692, che vi è la pubblicazione di un testo che segna il punto di partenza per una prima classificazione del genere. Si tratta del primo libro dedicato alla descrizione di un singolo gruppo di piante. Scritto da Ito Ihei, Kinshu Makura (“Il guanciale broccato”), è suddiviso in cinque volumi, che descrivono 337 azalee, 171 classificate come Tsutsuji e 161 come Satsuki.

Questo testo fondamentale, suddivide le azalee giapponesi in due categorie: Tsutsuji e Satsuki. Le Tsutsuji si distinguono per il fatto che la loro fioritura avviene all’inizio della primavera, prima o con la comparsa delle nuove foglie o trenta giorni prima dell’equinozio di primavera, mentre le Satsuki (Sa-antico termine che indica il numero cinque, Tsuki-che significa luna, quindi il quinto mese del calendario lunare orientale, il sesto mese nel calendario occidentale, Giugno) fiorisco a partire dal mese Maggio e di Giugno. Tale classificazione è ovviamente semplificativa tanto che alcune varietà considerate come Satsuki fioriscono a cavallo con le Tsutsuji e viceversa.

Ogni cultivar che deriva dal R. indicum e dal R. tamurae (R. eriocarpum) è una azalea Satsuki.

Molto semplificatamente si possono suddividere le azalee Satsuki in soli due gruppi:

  1. Mie Satsuki
  2. Satsuki

Del primo gruppo fanno parte le azalee “da siepe”, utilizzate unicamente in giardino per richiamare la forma delle rocce e selezionate per avere caratteristiche ben determinate, come la colorazione purpurea del fogliame nel periodo autunnale , la compattezza ecc. (Generalmente vengono utilizzate varietà simili alla Osakasuki).

Del secondo gruppo fanno parte invece le azalee comunemente usate a bonsai, con fioriture particolari, multicolori, variegate, doppie ecc.

2 – Specie e varietà

Prima di descrivere le varietà e le specie sempreverdi, vi è da fare una puntualizzazione circa quest’ ultimo termine, infatti non tutte lo sono. E’ anche errato definirle come piante a foglia “persistente”. Le foglie delle azalee sono dimorfiche, ossia hanno due tipi di vegetazione, ben distinte a seconda della stagione. Si distinguono foglie primaverili e foglie estive. Le foglie primaverili sono più sottili e più larghe, mentre quelle estive sono più piccole e coriacee. Le foglie primaverili inoltre cambiano colore durante la stagione autunnale e cadono durante lo stesso periodo.

Le azalee sempreverdi vengono classificate in due sottocategorie, Obtusum e Tashiroi. Alla prima appartengono più di quaranta specie, mentre alla seconda una sola, il R. tashiroi. Alla sottocategoria Obtusum appartengono otto gruppi di azalee il cui nome deriva spesso dalla posizione geografica di origine:

  1. Kyushu (R. Kaempferi, R. kiusianum, R. sataense, R. komiyamae)
  2. Ryukyu (R. macrosepalum, R. ripense, R. scabrum)
  3. Azalee di origine cinese (R. simsii)
  4. Indica (R. indicum, R. tamurae o R. eriocarpum)
  5. Formosa (Taiwan) (R. oldhamii, R. rubropilosum, R. nakaharai)
  6. Coreane (R. poukhanense)
  7. Dalle foglie minute (R. serpyllifolium, R. tosaense, R. tschonoskii, R. microphyton)
  8. Senza nome o di recente introduzione

Sono disponibili sul mercato centinaia di varietà da usare in giardino o come bonsai. Gli attributi principali per scegliere un particolare cultivar dovrebbero essere: caratteristiche proprie della specie e tasso di crescita, dimensioni e forma dei fiori, periodo di fioritura.

CARATTERISTICHE DI CRESCITA:

Ci si riferisce alle peculiarità circa la crescita e la forma della pianta in natura. Se si tratta di piante erette o prostrate, se dense di vegetazione o piuttosto spoglie, se compatte o meno. Sarà quindi auspicabile non utilizzare piante con crescita prostrata per stili eretti e viceversa.Tra le molte varietà esistenti, alcune possono essere educate a cascata o semicascata, tra queste ad esempio:

Ghoso guruma, Katsura, Yama-no-Tsuki, Aozora, Bunka, Kinsai, Kirin.

Tra le varietà con crescita compatta e molto ramificata:

Beni Chidori, Goko, Koun, Rinpu.

VELOCITA’ DI CRESCITA:

Piante con una crescita molto rapida, molto utili in giardino, non possono essere usate per fare bonsai in quanto poco gestibili. Al contrario piante con crescita lenta sono più governabili anche se il loro sviluppo richiede più tempo. Per formare bonsai di piccole dimensioni si preferiscono azalee a crescita lenta o lentissima. Tra queste vi sono:

Akatsuki-no-Hikari, Akemi-no-tsuki, Kazan, Kozan, Nikko.

DIMENSIONI DEI FIORI:

Come si può intuire varietà con fiori particolarmente piccoli e foglie di piccole dimensioni possono essere utilizzate per la creazione di Shohin o Mame, mentre piante con fiori grandi per bonsai di medie e grandi dimensioni. Si ricorda infatti che se è possibile ottenere il rimpicciolimento delle foglie, lo stesso non si può fare con i fiori. Tra le azalee a fiore molto piccolo (2,5-3,8cm) si ricordano:

Ginsekai, Hakurin, Hakuryu, Kokan, Korin nana, Miyama Mangetsu, Sachi-no-Hana.

Tra quelle a fiore piccolo (3,8-5cm):

Aoi-no-Hikari, Koryu

3 – Quali sono Satsuki?

Rhododendron indicum e Rhododendron tamurae sono le azalee chiamate in Giappone, Satsuki.

Il Rhododendron indicum è una varietà nativa del Sud del Giappone, Honshu e isole di Shikoku, Kyushu, Yakushima; il Rhododendron tamurae delle isole di Kyushu, Yakushima, Tanegashima, Kuchierabujoma.

Il R. indicum ha foglia stretta e allungata, è originario delle zone montane ed ha una fioritura in genere rosa o tendente al rossastro, in alcuni casi bianco, costituita da fiori con cinque stami.

Il R. tamurae (Maruba Satsuki) è invece originario delle zone marine attorno a Nagata (Yakushima) ed ha foglie tondeggianti. Queste sono ampie ed ellittiche durante la primavera, spesse, persistenti e obovate durante l’estate. I fiori, con otto o dieci stami, sono di solito rossi o tendenti al viola più eccezionalmente bianchi o rosati.

4-Fiori

 

I fiori delle azalee Satsuki non sono diversi da tutte le altre azalee. Sono caratterizzati da cinque petali, uniti ad un certa distanza dalla base, formando la corolla.

Di solito i petali sono distribuiti come segue: un primo petalo si trova in posizione centrale, nella parte superiore, due si trovano ai lati di questo, mentre gli ultimi due sono posizionati nella parte bassa. Data tale conformazione sono spesso paragonati alla forma della farfalla.

La struttura interna del fiore consiste di una parte femminile e di una maschile, la prima è composta da un ovario a cinque celle, che contiene i piccolissimi semi. Da questo si sviluppa lo stilo cavo, sormontato dallo stimma (il ricettore del polline).

La parte maschile è costituita dagli stami che si dipartono dalla base dell’ovario e della corolla.

Al di sotto della corolla si trovano poi i sepali, generalmente nel numero di cinque, fusi insieme. Il fiore è collegato alla base del germoglio attraverso il pedicello o stelo. Questo varia in lunghezza a seconda della varietà, ma in generale è lungo non più di due o tre centimetri

4.1 – Forma

La tipica forma dei fiori è quella con cinque petali, ma dopo centinaia di anni e di ibridazioni, anche spontanee, ma più spesso per mano umana, la forma originaria è stata modificata ed oggi sono reperibili varietà con petali di moltissime forme.

Tra le variazioni più estreme vi sono quelle con petali semidoppi, doppi, addirittura a forma di Camelia, ma anche estremamente particolari in cui i petali sono privi di calice e sono separati gli uni dagli altri (in giapponese chiamati “Saizaki”), come ad esempio nelle varietà Kinsai, Togenkyo, Otakumi, Thyiasenn.

Altre varietà non presentano nemmeno i petali e sono dotate solamente di stimma e pistilli (var. Shiraito-no-Taki o Nami-Shibuki).

Di contro esistono varietà con petali molto grandi e riuniti assieme come nelle varietà Shuku-Fuku o Tama-No-Heda, Hi-Gasa, con fiori grandi fino a 12cm.

Nelle varietà a fiore doppio gli stami si trasformano in petali. In quelle a fiore semidoppio la trasformazione è incompleta e questi si presentano di dimensioni minori, dando l’effetto di un fiore all’interno dell’altro (var. Wakaebisu).

4.2 – Dimensioni

La dimensione dei fiori è abbastanza variabile ed in termini generali può essere classificata secondo due metodi, quello americano e quello giapponese.

La classificazione americana prevede fiori:

– molto piccoli 3,8 cm

– piccoli da 3,8 a 5 cm

– medi da 5 a 6 cm

– medio-grandi da 6 a 7,5 cm

– grandi da 7,5 a 10 cm

– molto grandi da 10 a 13 cm

La classificazione giapponese prevede fiori:

– piccoli fino a 5 cm

– medi da 5 a 7 cm

– grandi da 7  10 cm

– molto grandi da 10 a 12 cm

– grandissimi oltre i 12 cm

Intuitivamente nei bonsai sono da preferire varietà che producono fiori di piccole o medie dimensioni. Per la formazione di bonsai mame o shohin (bonsai di piccolissime dimensioni) sono poi da preferire varietà dal fiore estremamente piccolo come ad esempio Ginsekai, Hakurin, Benikomachi, Hakuryu, Korin, Kakuo.

4.3 – Colori

Le varietà originarie o selvatiche sono generalmente di colore rosso arancio pallido o rosa carico, ma a volte anche se più raramente anche bianche.

Le azalee satsuki moderne sono state ibridate in talmente tante variabili che sono presenti quasi tutti i colori  a partire dal bianco per arrivare al viola scurissimo, passando dal rosa al rosso. Solo il blu e il giallo non sono presenti anche se esistono varietà che ne contengono una piccola percentuale.

Non presentano colorazioni particolarmente intense ad esclusione di pochissime varietà tra cui la Shiryu-no-Homare (viola scuro) o l’americana Polo.

4.4 – Distribuzione e nomenclatura dei colori sulla corolla

In Giappone vengono distinte più di venti diverse conformazioni dei fiori a seconda della colorazione e della distribuzione che queste presentano sulla corolla. I continui incroci hanno generato variazioni cromatiche davvero eccezionali e particolarissime, ma ricorrenti. Si possono trovare varietà con strisce, screziature, punti, macchie presenti anche sulla stessa pianta contemporaneamente.

FIORI MONOCOLORE

Muji – sono fiori che presentano un’unica colorazione e sono dotati a volte di una chiazza centrale dello stesso colore di base, ma più scuro. Generalmente viene associato al colore il termine muji per indicare un fiore monocolore (Aka-muji – rosso pieno; Shiro-muji – bianco pieno, Murasaki-muji – viola pieno).

FIORI DAL BORDO COLORATO

Fiori che hanno il centro di un colore ed il bordo di un altro (var. Shinnyo-no-Tsuki). In genere il centro è bianco ed il bordo di colore diverso.

Sokojiro – centro bianco e bordo colorato.

Shirofukurin – (inverso del precedente) centro colorato e bordo bianco.

Shibori-sokojiro – è un misto tra fiori del tipo Sokojiro e variegature molto pronunciate.

Janome Shibori – fiore del tipo Sokojiro e Shirofukurin, con variegature sovrapposte.

FIORI MACCHIATI

Shirotamafu – centro del petalo superiore con una macchia chiara. Quando questa diviene più larga viene chiamata Otamafu (var. Yata-no-Kagami).

Tsumajiro – marcatura bianca solo sulla punta dei petali.

FIORI CON SETTORI E STRISCE

Tsuma-beni – (inverso del precedente)  rosso solo sulla punta del petalo più chiaro.

O-Shibori – un lobo o molti, o solo mezzo, colorato (Kogetsu). Se metà o più dei fiori presenti sulla pianta sono di tinta rossa o viola piena, vengono chiamti Hanzome (Kaho).

Ko-Shibori – lobi nettamente divisi a partire dalla punta, fino al centro, da una linea di colore che ricopre meno della metà del lobo.

Data/date-Shibori – a base bianca con variegature di colore chiaro o scuro, strisce più scure e settori di differenti larghezze, alcune delle quali che si estendono dalla punta alla base del petalo.

Tate-Shibori – simile alla precedente, ma la variegatura è limitata e si estende per tutta la lunghezza del lobo.

Shiro-Shibori – Variegature bianche su un fondo rosso o viola.

FIORI SCREZIATI E PUNTINATI

Fukiage-Shibori – piccole puntinature, striature di colore più scuro che si sviluppano su una base più chiara, dal centro del lobo in direzione della punta, come gli spruzzi di una fontana, colore più scuro verso la linea central del lobo.

Fukikake-Shibori – inverso del precedente.

Arare-Shibori – larghe e numerose strisce sparse.

Mijin-Shibori – lobi disseminati di puntinature fitte.

Hakeme-Shibori – a linee parallele molto numerose.

Tobiiri-Shibori – larghe o piccole porzioni di colore distribuite in maniera casuale sulla corolla.

Haru-same – punti e piccole linee molto numerose sulla corolla.

Sara/Saraso-Shibori – linee parallele fini cosparse di linee più spesse.

Hanzone-Shibori – suddivisa in due segmenti più pronunciati di bianco e rosso.

Kanoko-Shibori – punti e settori di piccole dimensioni che si dipartono dal centro senza toccare il bordo del lobo.

4.5 –  Mantenimento della giusta distribuzione di colore dei fiori sul bonsai

Spesso capita di lavorare su piante giovani e ancora più di frequente di disporre di materiali che hanno predominanza di fiori bianchi. Tuttavia è sicuro al 100% che una Satsuki di una varietà multicolore che ha in un certo momento la predominanza di un colore sull’altro, sarà in grado di produrne altri di colori differenti, propri della varietà. Lavorando su piante finite è necessario però mantenere nel tempo un buon equilibrio dei fiori di diverso colore.

Bisogna pertanto sapere come si comportano i vari rami e le varie varietà. Ad esempio branche che hanno prodotto fiori bianchi o del tipo Shibori potranno produrre rami con fiori dal centro rosso (Sokojiro e Fukurin), o tendenti al rosso. Questi ultimi invece, non saranno più in grado di produrre fiori bianchi.

Senza un intervento che selezioni i rami, alla lunga si perderebbero le caratterisrtiche peculiari della varietà. Per questo è necessario potare e selezionare i rami che appaiono rossi o col centro colorato, in modo da riequilibrare la proporzione corretta dei diversi colori sulla pianta.

5 – Foglie

La forma e la dimensione delle foglie delle Satsuki varia molto da varietà a varietà. Inoltre cambiano anche considerevolmente tra foglie primaverili e foglie estive. In genere le foglie primaverili sono più larghe e grandi mentre quelle estive sono di dimensioni più contenute. Non essendo piante a dominanza apicale, le foglie nella parte bassa della pianta sono di solito di dimensioni maggiori di quelle sull’apice. Un altro fattore che incide molto sulla dimensione delle foglie è ovviamente la concimazione. Anche se non è comprovato sembrerebbe che le dimensioni delle foglie siano correlate alla dimensione dei fiori e che piante con foglie piccole si adattino meglio ai climi freddi

5.1 – Forma

Come detto la forma della foglia varia molto da una varietà all’altra, ma si può dire che esistono cinque forme principali che variano da una ellisse stretta ad una larga ed ampia.

  1. NAMI-HA – Solitamente a forma di spada stretta, appuntita, ellittica allungata (Nikko)
  2. MARU-HA – Arrotondate, ovoidali, leggermente appuntite o priva di punta (Takasago, Kunpu)
  3. HOISO – Molto sottile ed allungata (Kinsai, Chojuho, Kozan-no-Hikari)
  4. KAKU-HA – Ellittica con punta molto pronunciata e netta (Kozan)
  5. MAKI-HA – Ricurva, ellittico allungata (Rinpu, Secchu-no-matsu)

Quanto alla colorazione delle foglie, questa varia considerevolmente a seconda della stagione. Nel periodo di sviluppo la colorazione del fogliame è generalmente di un bel verde scuro brillante. Le varietà che producono fiori con colorazioni scure, producono foglie più scure del normale. Di solito queste assumo anche una colorazione rossastra durante l’autunno (Kasugano – fiore rosso pieno, durante l’autunno le foglie assumo un bel colore rosso intenso).Vi sono poi alcuni cultivar che presentano foglie variegate, tra le molte esistenti si ricordano Yuki-no-Hana, Murasaki-Fuji, Shira-Fuji.

Altra caratteristica che si riscontra a seconda della varietà, è lo spessore della foglia. Esistono varietà dalle foglie estremamente carnose (ad esempio Kunpu), altre più sottili, anche se in generale le foglie sono sempre piuttosto coriacee.

6 – COLTIVAZIONE  – Materiali di partenza

I materiali di partenza per la costruzione di un bonsai di azalea sono piuttosto vari. Sconsiglio la formazione da seme, in quanto estremamente lunga. La fioritura avviene dopo parecchi anni dalla semina, e non sempre i fiori corrispondono alla varietà seminata a causa dei possibili incroci naturali.

Generalmente il metodo più utilizzato per la propagazione e la formazione di un bonsai di azalea è la talea, lasciata libera di vegetare per alcuni anni in pieno campo, avvolgendola nei primi anni di vita per la formazione delle pieghe fondamentali del tronco.

Nell’immagine sottostante è ritratta una talea di due anni (varietà Waraijishi) alla quale è stata data una prima impostazione del tronco. Consiglio di utilizzare talee alte almeno una ventina di centimetri e con diametri molto piccoli, in modo da riuscire a curvare senza che vi siano rotture improvvise. E’ possibile utilizzare anche talee di dimensioni minori, dando la prima curva al tronco e procedendo alla formazione delle curve successive durante gli anni seguenti man mano che la pianticella si sviluppa. Così facendo potrete controllare la curvatura addirittura giornalmente, rendendo possibili piegature ed evoluzioni del tronco impensabili su soggetti di maggiore spessore.

Questo è anche il metodo più utilizzato in Giappone dove la formazione avviene su scala industriale, partendo proprio da talea.

Oggi sono poi disponibili sul mercato ottimi prebonsai con tronchi anche molto grandi che abbreviano di molti anni la coltivazione. Si tratta di piante coltivate per anni in pieno campo, con l’unico obiettivo di produrre tronchi di grandi dimensioni. Generalmente le varietà più coltivate e facili da reperire sono a crescita rapida, come le varietà Kaho, Gyoten, Eikan, con fiori medio grandi e varietà come Nikko, Kozan a fiori medio piccoli. Di questi prebonsai vi sono varie tipologie che si distinguono per dimensione del tronco, livello di coltivazione, oltre che per varietà.

Esistono prebonsai zollati che presentano una ramificazione completamente nuova, ottenuta tagliando tutti rami primari; altri in cui esiste una ramificazione primaria dalla quale si dipartono i nuovi germogli, altri anche molto più rifiniti con ramificazione secondaria e sui migliori anche terziaria.

Il vantaggio di utilizzare questo tipo di materiale è ovviamente di avere già una pianta con un tronco di grandi dimensioni e con un abbozzo di ramificazione primaria.

7 – Esposizione e Annaffiatura

L’annaffiatura è senza dubbio l’operazione più importante, dalla quale dipende il successo o l’insuccesso nella coltivazione dell’azalea.

Vi è da dire, prima di tutto, che l’azalea è una pianta da sottobosco e come tale ha bisogno di due condizioni essenziali: ombra o semi-ombra e umidità costante. Pertanto nella coltivazione a bonsai, queste due condizioni sono da riprodurre, pena il deperimento o un cattivo sviluppo della pianta.

Porremo le nostre azalee al di sotto di una rete ombreggiante durante il periodo estivo (a partire da Giugno a fine Agosto) oppure sotto un albero dalla chioma molto alta. Hanno bisogno di molta luce per cui non sono da porre sotto alberi bassi che formano molta ombra. L’ideale sarebbe collocarle in modo tale che prendano luce e sole durante la mattina e sole durante le ore finali della giornata, quando il caldo è ormai ridotto. Altro discordo per i restanti mesi, durante i quali le azalee potranno restare in pieno sole. Particolarmente importante è l’esposizione solare durante il periodo autunnale, che favorisce l’accumulo di zuccheri nei tessuti e favorisce la colorazione del fogliame.

L’annaffiatura deve avvenire giornalmente lasciando asciugare la superficie del terreno tra una annaffiatura e l’altra. Pur essendo piante che amano l’umidità, bisogna evitare che il terreno sia costantemente fradicio. Sono da evitare in ogni modo vassoi o sottovasi, anche se riempiti con argilla espansa o ghiaia. Questi pur creando una certa umidità attorno alla pianta possono causare l’insorgenza di malattie fungine estremamente difficili da debellare.

Per semplicità è possibile porre come strato di finitura dell’akadama in modo da capire più facilmente quando è il momento giusto per bagnare.

Nel momento in cui questa appare asciutta si annaffia abbondantemente, fino a quando l’acqua non fuoriesce dai fori di drenaggio. Nei mesi di sviluppo si opera nel modo descritto sopra, mentre nei mesi di stasi (grosso modo da Novembre a fine Febbraio) si riducono le annaffiature ed è possibile che sia sufficiente bagnare anche una sola volta alla settimana.

8 – Potatura

La potatura è un’operazione fondamentale nella cura delle azalee. Controlla e stimola le nuove crescite ed influisce in maniera determinante sul loro sviluppo e come in tutte le piante modifica i processi ormonali che controllano il periodo di crescita. Le gemme da foglia e boccioli producono ormoni che inibiscono la crescita e vengono traslocati al di sotto della corteccia, nei rami e nel tronco. Questi ormoni quindi arrestano la crescita e quindi bloccano anche lo sviluppo di germogli avventizi o dormienti. Per questo motivo la potatura è fondamentale, in quanto stimola una “seconda primavera” con la conseguente formazione di nuovi rami e poi con la formazione di nuovi e più numerosi germogli da fiore.

Se la potatura non venisse effettuata, i rami più vigorosi tenderebbero a prendere il sopravvento, indebolendo gli altri fini fino a farli deperire e poi seccare. Eliminando invece questi rami si favorisce lo sviluppo di rami secondari e terziari, infoltendo la pianta e distribuendo il vigore in modo equilibrato. La potatura di rami e foglie è da effettuare in periodi differenti dell’anno per perseguire propositi differenti.

MESUKI – Rimozione dei boccioli

Questa pratica permette di eliminare i boccioli dei fiori in modo da distribuire la fioritura in modo uniforme ed ordinata. Si interviene nel periodo di dormienza, in autunno e per tutto l’inverno, non prima che vi sia il cambiamento di colorazione del fogliame (da Novembre inoltrato a Marzo).

Il diradamento dei boccioli permette quindi, oltre a creare una fioritura ben distribuita ed ordinata sulla pianta, anche di ridurre il vigore dei rami, con la conseguente formazione di rami più sottili ma egualmente vigorosi. E’ necessario lasciare solo un bocciolo sulla punta di ogni rametto. Spesso accade che si formino più boccioli all’estremità di un ramo con la conseguenza che a Primavera i fiori si sovrapporranno gli uni agli altri. Oltre ad essere antiestetico, i fiori schiacciati gli uni agli altri tenderanno a marcire rapidamente.

Nella cernita dei boccioli sarà necessario eliminare tutti quei boccioli che si presentano di dimensioni eccessive o di dimensioni ridotte. Questa selezione viene operata perché i boccioli grandi tenderanno a fiorire prima degli altri, mentre quelli più piccoli dopo. Bisogna evitare che la fioritura avvenga in maniera non uniforme, cercando di farla avvenire tutta contemporaneamente.

È necessario eliminare inoltre i boccioli che si trovano troppo vicini, sempre per evitare una loro sovrapposizione. È buona norma eliminare anche quelli che possono interferire fra loro o che crescono in direzioni non desiderate, verso il basso o verso l’alto.

KIRI-MODOSHI –  Arretramento della vegetazione

Questa procedura viene eseguita durante la fine dell’autunno e durante l’inverno. Consiste nel rimuovere tutte le foglie ad eccezione di un ciuffo alla fine di ogni rametto e nel togliere i rametti sviluppatisi durante la stagione vegetativa che escono dal profilo del bonsai. Vengono rimossi anche i germogli cresciuti all’ascella dei rami, quelli molto corti ce si sono sviluppati durante l’estate. In parallelo a questa operazione, con il vantaggio di veder la struttura dei rami e rametti, si può applicare il filo direzionando tutti i germogli molto vigorosi in modo d frenarne il vigore.

Gli obiettivi del Kiri-modoshi sono di alleggerire la chioma, permettendo all’aria e alla luce di raggiungere le zone interne dei rami. Permette di vedere bene la struttura della pianta, facilitando l’operazione di filatura. Induce la nascita in Primavera di nuovi germogli dormienti all’ascella dele foglie e nelle zone interne del bonsai.

MOTOBADOME –  Defogliazione

Consiste nella rimozione delle foglie in modo da ringiovanire un ramo , permettendo l’infittimento della ramificazione. Vengono rimosse tutte le foglie e i piccioli lasciando intatti i germogli alla loro base e vengono potati i nuovi germogli lasciando 3 mm di verde.

Questa tecnica può essere effettuata in epoche differenti con risultati differenti. Quando si opera all’inizio del grande periodo di crescita, i rami che si formano in seguito diventano maturi e lignificati alla fine della stagione. Operando a metà stagione, verso maggio, la lignificazione avverrà più tardi. In ogni caso, questa è un’operazione che non permette alla pianta di formare in tempo i boccioli da fiore e viene fatta per ringiovanire piante vecchie. La tecnica del Motobadome, come detto, consiste nel rimuovere le foglie. Se queste non vengono rimosse producono ormoni che bloccano la crescita dei germogli laterali. Eliminandole ciò non accade, con la conseguente comparsa di nuovi germogli anche sui rami vecchi.

Bisogna ricordare qui che le azalee essendo piante che non hanno dominanza apicale, vanno potate sempre partendo dalle zone più deboli, ossia dall’apice.

Parallelamente a questa operazione è necessario ridurre sensibilmente le annaffiature e le concimazioni, rinviandole al momento in cui le nuove crescite saranno ben sviluppate. Solo alberi ben fertilizzati ed in salute possono essere sottoposti a questa pratica, che può anche essere applicata ad una sola porzione della pianta.

KOJIKU-KIRI –  Potatura fino al legno vecchio

Per ricostruire una pianta si ricorre alla potatura completa dei rami terziari e dei germogli, arrivando ai rami più spessi e quindi al legno vecchio.

Si opera di solito a metà inverno o all’inizio della primavera. Personalmente opero tra metà Febbraio e l’inizio di Marzo. Non è un’operazione da effettuare oltre le prime due settimane di Aprile perché c’è il rischio di un ritiro di linfa con il conseguente disseccamento del ramo trattato.

La potatura di grossi rami in adiacenza al tronco viene effettuata in questo periodo avendo cura di mantenere un nuovo germoglio al di sotto del ramo da tagliare, in modo che possa aiutare la cicatrizzazione.

Se non si dispone di un germoglio, allora è bene operare nell’arco di due anni. Si comincia col fare un taglio di metà ramo nella parte inferiore, verso l’alto. Si copre il taglio con il mastice e l’anno successivo si elimina la parte restante. In questo modo si evita il ritiro di linfa nella parte inferiore, perché la parte di ramo restante continua a”tirare” la linfa.

METODO DI POTATURA POST FIORITURA

Dall’insieme delle operazioni che vengono ora descritte, dipende la buona fioritura dell’anno successivo, quindi sono particolarmente importanti per la formazione ed il mantenimento dell’esmplare nel tempo.

Ogni anno si effettuata tale tipo di potatura, che di fatti è una potatura di mantenimento. In Giappone l’insieme delle tecniche di potatura post-fioritura, viene denominata Higari.

In genere si effettua tra Maggio e Giugno, a seconda del periodo di fioritura.

Consiste in tre passi fondamentali:

–          Rimozione dei fiori

–          Potatura a due rami a due foglie

–          Filatura generale della pianta

Il primo passo da farsi è la rimozione di tutti i fiori e degli ovari; si può operare con le dita oppure con le forbici. La rimozione degli ovari è fondamentale, in quanto la produzione dei rami, a lungo andare indebolisce e sottrae nutrimento alla pianta.

[Prima di eliminare i fiori è buona norma marcare i rami che ne hanno prodotti di scuri, in special modo sull’apice. In questo modo si sa con certezza quali rami hanno prodotti fiori scuri, permettendo di intervenire poi successivamente alla loro rimozione e sostituzione in modo da evitare che questi prendano il sopravvento su quelli più chiari.

Come già detto altrove alcune varietà  a fiore multicolore producono fiori più scuri che se non rimossi possono prendere il sopravvento su quelli chiari. Anche se va molto a gusto personale. È bene eliminare tali rami e ridurli per limitarne la presenza in quanto tali rami non sono in grado di produrre nuovamente fiori chiari.

In particolare sono da eliminare i rami sull’apice che producono fiori scuri, in quanto considerati esteticamente indesiderabili.

Altra ragione per marcare tali rami è che se si desidera farne delle talee è bene non scegliere rami che hanno prodotto fiori scuri. Queste talee produrranno solo fiori scuri, anche se la varietà è multicolore. È bene quindi scegliere rami con fiori chiari, perché questi senza dubbio saranno in grado di produrre tutte le colorazioni della varietà.]

Una volta eliminati tutti i fiori e gli ovari (quando l’80% dei fiori è sbocciato), lasciati trascorrere una decina di giorni, si effettua la potatura di sfoltimento generale.

Dal fiore si sviluppano solitamente da tre a cinque germogli. Di questi ne vengono mantenuti solo due, quelli che si trovano in posizione orizzontale. Questi germogli che dovrebbero presentare da quattro a otto coppie di foglie, vengono potati lasciando una sola coppia di foglie, ossia tagliando al primo internodo. Contemporaneamente si elimina la rosetta di foglie vecchie, rimaste dall’inverno, alla base dei nuovi germogli. Questa potatura serve ad infittire la chioma e i palchi e a favorire la formazione di nuovi germogli arretrati. I germogli che si sviluppano dopo questa potatura non vanno più tagliati in quanto saranno quelli sui quali si formeranno le gemme da fiore.

Dopo questa operazione, il bonsai apparirà estremamente spoglio. Non abbiate mai paura di tagliare troppo. Vedrete che in poco tempo appariranno nuove foglie e nuovi germogli, che porteranno i fiori dell’anno successivo.

Dopo la tecnica dell’Higari si applica una concimazione in modo da stimolare la pianta a produrre la nuova vegetazione. In questo momento, con la pianta spoglia, è possibile applicare il filo dove necessario, avendo cura di controllarlo spesso per evitare antiestetici segni sulla corteccia.

9 – Fertilizzazione

La concimazione deve avvenire con concimi organici, ottimi quelli solidi a lenta cessione in commercio tipo Bio Gold, Green King, Hanagokoro ecc.

Si concima a partire dal momento in cui le gemme da foglia cominciano ad aprirsi fino a quando si aprono le gemme da fiore sospendendo nel momento della fioritura. La pre-concimazione, prima della fioritura, deve essere piuttosto blanda. Subito dopo il termine della fioritura si riprende a concimare fino a Luglio sospendendo ad Agosto. Si riprenderà da Settembre fino a Novembre utilizzando un fertilizzante chimico 0-10-10 che favorisce la lignificazione e aumenta le riserve di zuccheri per l’inverno. La formazione delle gemme da fiore avviene solitamente tra Luglio ed Agosto, quindi se si continuasse a concimare la pianta con un fertilizzante azotato, continuerebbe a crescere e sviluppare vegetazione.

10 – Trapianto

Le azalee Satsuki differiscono in maniera notevole rispetto alle altre specie sia per tipo di trattamenti sia per tecniche usate per il trapianto. Le azalee hanno bisogno di terreni acidi, ottima la Kanuma, terriccio acido specifico giapponese; hanno bisogno di trattamenti speciali della parte superiore della massa radicale. Il rinvaso si effettua in genere ogni tre anni. Si può operare in momenti diversi, a seconda degli obietti che si vogliono ottenere.

Il periodo più adatto per il trapianto è senz’altro dopo la fioritura, ma è possibile anche a fine Settembre, quando ancora c’è un mese di relativo tepore, oppure a fine Febbraio-metà Marzo, quando il pericolo di gelate è passato.

Il substrato migliore è la Kanuma usata da sola e per piante in fase di attecchimento con l’aggiunta di pomice. Le proporzioni sono Kanuma 75% e Pomice 25%, entrambe di granulometria media (5/10 mm).

Le fasi del trapianto posso essere così schematizzate:

  1. estrarre la pianta dal vaso
  2. pulire bene la parte superiore ed inferiore del ceppo, aiutandosi con un piccolo bastoncino. Pulire bene la parte inferiore in prossimità del tronco dove ci potrebbero essere radici marce o terreno eccessivamente compatto.
  3. potare da 1/3 a 1/2 delle radici presenti
  4. lasciare al di sotto del tronco un piccolo scavo che verrà poi riempito di terriccio nel momento in cui verrà posizionato l’albero in vaso
  5. prestare attenzione che le radici non si disidratino, utilizzare stracci bagnati o uno spruzzatore
  6. porre uno strato di drenaggio sul fondo del vaso (Kanuma da 2-3cm)
  7. aggiungere un pò di Kanuma da 5-10 mm sul fondo del vaso creando un piccola montagnola
  8. adagiare il ceppo sopra di essa e ruotare in modo da evitare la formazione di sacche d’aria
  9. legare bene la pianta al vaso con del filo di rame o di alluminio
  10. posizionare nel modo desiderato la pianta all’interno del vaso
  11. coprire il resto della zolla con il terriccio e aiutandosi con un bastoncino far scorrere il substrato in tutti gli interstizi
  12. coprire l’intera superficie del vaso con muschio a fibra lunga o con bark a pezzatura fine in modo da mantenere una certa umidità
  13. bagnare fino a quando l’acqua che esce dal vaso non risulta pulita

Dopo il trapianto, l’annaffiatura dovrà essere ben calibrata. Bagnare solo quando la pianta ne ha bisogno!! E’ sempre meglio non bagnare eccessivamente in modo da evitare marciumi. Ricordatevi che pur essendo piante da sottobosco e quindi provenienti da zone umide non sopportano terreni fradici ed inzuppati. Non ponete mai sottovasi che trattengano acqua ed annaffiate con parsimonia: solo quando il terreno risulta asciutto in superficie. Un eccesso di acqua potrebbe portare alla mancata formazione dei boccioli da fiore e causare la formazione di colonie fungine indesiderate.

 

Di seguito troverete una serie di immagini che descrivono passo a passo le operazioni di trapianto di un bonsai di azalea semi-finito.